francesco

Delirio di onnipotenza

A leggere alcune notizie riportate oggi dai giornali, non può non venire in mente la celeberrima distinzione dell’umanità fatta dal boss don Mariano Arena al capitano Bellodi nel libro di  Leonardo Sciascia Il giorno della civetta:

E quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini, i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi, che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più giù, i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà. Che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre.”

Decontestualizzando e guardando invece la realtà d’oggi (il libro uscì nel secolo scorso, 1961) non è cambiato granché. Anche noi, come don Mariano, ci fermeremmo volentieri alle prime due categorie: merce rarissima ma fari nella nebbia gli ‘uomini’ (e ce ne sono!); moltissimi i mezzi uomini, che forse mancano del coraggio necessario, nell’ottica del boss, per diventare ‘uomini’: simili al don Abbondio manzoniano, non li si può accusare per ciò che non hanno, il coraggio appunto; della penultima -purtroppo-  potremmo presto farne parte in molti a causa di elezioni anticipate con prevedibile vittoria di una certa parte politica (ognuno può leggerla come vuole) e all’ultima appartengono tutti quei vigliacchi che ammorbano la società civile con parole e gesti nascondendosi dietro l’anonimato: gli hater, per intendersi. E forse anche “la Bestia”.

È la terza categoria, invece, che a mio avviso sta diventando preponderante, e purtroppo  in politica eccessivamente potente: gli ominicchi. Leggendo con la dovuta calma la definizione che ne viene data, non si può non pensare al delirio di onnipotenza che oggi tracima dalle parole, dagli atteggiamenti e dalle smorfie di parecchie persone: alcuni sembrano bambini capricciosi cui tutto deve essere concesso, altri sono davvero solo delle scimmie. Non credo servano nomi…

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Benno von Eppan – 26

Rieccolo.

In una delle sue notti in preda ad astratti furori, Benno von Eppan ripensò alle parole di un famoso giornalista della RAI, che, richiesto della ricetta per essere così amato da tutti, rispose:  “Basta essere solo quello che si è”. Nel dormiveglia seguente al pensiero, Benno  si vide pirandellianamente davanti allo specchio, e si chiese: “Ma sono io, quello?”

Alium dicere necesse non est.

E Burgunde? dormiva ancora.

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Ritrovarsi

Quattro anni e qualche mese dall’ultima volta che ho scritto qualcosa qui. E senza un vero perché, questa sera ho avuto voglia di ri-entrare, ri-leggere, ri-trovarmi. Strane sensazioni, ricordi molti: alcuni vaghi, nitidi altri. Ma Benno dov’è, ora?

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Appunto spaesato – 10/2015 (citazione)

Il passato è un morto il cui cadavere non la smette di venirti a trovare, di notte come di giorno. E la cosa ti fa pure piacere. Perché il giorno che il passato non dovesse più farsi vivo a casa tua, significa che ne fai parte: sei diventato passato. 

(da A.Manzini, Pista nera)

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Appunto spaesato – 9/2015

“Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo”. Ammesso che questa citazione sia di Voltaire, ultimamente è molto ma molto difficile essere volterriani:

“Sono contrario all’utilizzo dei preservativi. Abbassano il piacere e interrompono il momento… fidatevi di me, che non li uso… non salvano nemmeno dall’Aids. La condizione ideale è quella di avere un solo uomo o una sola donna nella vita… la moglie sottomessa cristiana è la pietra fondante, la pietra su cui si edifica la famiglia“.

O no?

(Per rispetto al genere umano si tralascia il nome di chi ha fatto tale affermazione)

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Benno von Eppan -25

In una delle sue notti agitate da sogni inquieti, Benno von Eppan vide se stesso proprietario di un cane. Un pastore belga: cane intelligente, dolce verso i deboli che deve proteggere – siano essi pecore o essere umani, aveva letto da qualche parte. Lo aveva scelto, o meglio, si era fatto scegliere andando in uno di quei canili cercapadrone: si erano visti, ed amati al primo sguardo. Passeggiate su passeggiate: in città, lungo gli argini del fiume, su prati vasti e campi innevati. Bastava un fischio e lui capiva, uno sguardo e lui sembrava volesse accarezzarlo con la zampa…

…C’era però chi ai cani neri attribuiva un altro significato. E Benno suo malgrado lo capì, gradatim. Passo passo, a poco a poco alle zampe si sostituirono le fauci, e le zanne cominciarono a mordere sempre più spesso, e sempre più profonde, lasciando i loro inconfondibili segni…

Burgunde, portandogli il solito caffè mattutino, gli rivolgeva il consueto dolce sorriso, con la discrezione necessaria in questi casi.

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Appunto spaesato – 8/2014

Memento mori. E forse anche a lui, alla fine, è  venuta la paura.

L’avvelenata, del Guccio: tanto ci sarà sempre, lo sapete,[…] a sparar cazzate.

Never say never.

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Benno von Eppan – 24

Benno von Eppan. Chi era costui?

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Benno von Eppan – 23

Che poi è la stessa cosa, rimuginava tra sé e sé  Benno von Eppan in una delle sue notti agitate da sonni inquieti. Nel pomeriggio aveva visto un servizio al telegiornale: un bimbo nato sordo udiva per la prima volta, grazie all’apparecchio acustico, la voce della mamma. E il sorriso che si stampava sulle labbra del piccolo lo aveva commosso. Improvvisamente gli era venuta alla mente la leopardiana  ‘madre di parto e di voler matrigna’; e di pensiero in pensiero, di cupezza in cupezza arrivò a vedersi volontariamente sordo per non ascoltare le nefandezze espresse dai suoi simili, volontariamente cieco per non vederle, volontariamente esule da questo mondo per non condividerle.

…Nasce l’uomo a fatica,
Ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore
Il prende a consolar dell’esser nato.
Poi che crescendo viene,
L’uno e l’altro il sostiene, e via pur sempre
Con atti e con parole
Studiasi fargli core,
E consolarlo dell’umano stato…

A che pro, si trovò a dire fra sé, colpite le narici dall’odore del caffé che Burgunde gli porgeva. Non la aveva sentita arrivare, e nemmeno il consueto, metallico rumore del cucchiaino sulle pareti della tazzina era arrivato alle sue orecchie. Gli ci volle un po’ prima di riprendersi, ma avvertì che le parole di Burgunde avevano oggi un suono diverso.

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Benno von Eppan – 22

Che poi sarebbe un niente, pensava fra sé Benno von Eppan in una delle sue notti agitate da sogni inquieti. Prenderlo, rinchiuderlo e praticargli una bella lobotomia, proprio come a McMurphy nel Cuculo. Ma, corregge la parte buona di Benno, lui viene lobotomizzato per i suoi attacchi di violenza distruttiva, mica perché è ansioso! E che, controbatte la parte cattiva di Benno, non è violenza distruttiva proporre la castrazione chimica? Non è violenza fine a se stessa eccitare gli animi della gente ad una ribellione che vuole solo sangue? Quindi…..- l’espressione di Benno si trasforma nel ghigno crudele di Mildred Ratched e così lo trova Burgunde porgendogli ignara ma saggia il consueto caffè: ‘Riconciliati con il mondo, dai, che devi andare a scuola!’

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