Archivio per 8 febbraio 2020

Delirio di onnipotenza

A leggere alcune notizie riportate oggi dai giornali, non può non venire in mente la celeberrima distinzione dell’umanità fatta dal boss don Mariano Arena al capitano Bellodi nel libro di  Leonardo Sciascia Il giorno della civetta:

E quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini, i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi, che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più giù, i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà. Che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre.”

Decontestualizzando e guardando invece la realtà d’oggi (il libro uscì nel secolo scorso, 1961) non è cambiato granché. Anche noi, come don Mariano, ci fermeremmo volentieri alle prime due categorie: merce rarissima ma fari nella nebbia gli ‘uomini’ (e ce ne sono!); moltissimi i mezzi uomini, che forse mancano del coraggio necessario, nell’ottica del boss, per diventare ‘uomini’: simili al don Abbondio manzoniano, non li si può accusare per ciò che non hanno, il coraggio appunto; della penultima -purtroppo-  potremmo presto farne parte in molti a causa di elezioni anticipate con prevedibile vittoria di una certa parte politica (ognuno può leggerla come vuole) e all’ultima appartengono tutti quei vigliacchi che ammorbano la società civile con parole e gesti nascondendosi dietro l’anonimato: gli hater, per intendersi. E forse anche “la Bestia”.

È la terza categoria, invece, che a mio avviso sta diventando preponderante, e purtroppo  in politica eccessivamente potente: gli ominicchi. Leggendo con la dovuta calma la definizione che ne viene data, non si può non pensare al delirio di onnipotenza che oggi tracima dalle parole, dagli atteggiamenti e dalle smorfie di parecchie persone: alcuni sembrano bambini capricciosi cui tutto deve essere concesso, altri sono davvero solo delle scimmie. Non credo servano nomi…

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Benno von Eppan – 26

Rieccolo.

In una delle sue notti in preda ad astratti furori, Benno von Eppan ripensò alle parole di un famoso giornalista della RAI, che, richiesto della ricetta per essere così amato da tutti, rispose:  “Basta essere solo quello che si è”. Nel dormiveglia seguente al pensiero, Benno  si vide pirandellianamente davanti allo specchio, e si chiese: “Ma sono io, quello?”

Alium dicere necesse non est.

E Burgunde? dormiva ancora.

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