Benno von Eppan – 5

In una delle sue notti agitate da sonni inquieti, Benno von Eppan si vide poeta ungarettiano: scrisse versi profondi: “Si sta / come ogni giorno/ un negozio / in cui non entra/ nessuno”. Nel sonno fotografò anche sé stesso mentre abbelliva la vetrina: i passanti facevano il loro dovere e basta: passavano. E si fermavano altrove. La cassetta delle lettere desolatamente vuota. Quando realizzò che gli unici messaggi presenti nel suo cellulare erano quelli del gestore di telefonia mobile, ebbe la forza di dire: “Magari è solo perché non hanno tempo”…

A Burgunde che mescolando il caffé gli chiedeva che intenzioni avesse, Benno non rispose. Di fronte all’evidenza dei numeri, pensò, non c’è altro da fare. E guardandola negli occhi, si meravigliava di come lei sapesse leggergli nel pensiero.

  1. #1 di senza il 3 gennaio 2012 - 20:17

    il bello dei blog è che smuovono domande che possono portare a storie interessanti:
    quanto era profonda la vetrina?
    come eri vestito, mentre addobbavi la vetrina? Distinto o trasandato?
    stavi abbracciando un manichino, o era la manichina che ti stringeva il polso?
    non entro mai in un negozio con la vetrina in allestimento, per non disturbare.

    Quando si dice la coincidenza dei pensieri…: stamane, giuro, verso le nove, ho declamato l’originale della poesia di Benno, in ufficio. Aria di crisi. La giovine collega romana, che parla come Verdone quando fa l’ingenuo, mi dice: Bellaa!
    Ungaretti, dico io.
    Un garettoo? fa lei, Ma cheddicii?
    Volevo nitrire. Chissà se c’è luce in mensa, le ho chiesto.
    Mo’ vvediamo, ha risposto, ma che ccentraa?.

    (Ma sarà vera ‘sta storia? )

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